Solidarietà e sussidiarietà

  Oggi, i motivi di preoccupazione personale, la lotta per il riconoscimento dei diritti, la ricerca dell’apprezzamento di attitudini e capacità non si sommano a costituire una causa comune per il cambiamento. Predomina, invece, come pratica e pensiero vincenti, l’individualismo: la vita piena di rischi deve essere affrontata in solitudine, ognuno deve badare a se stesso. Non è quindi la ricerca di azioni collettive che spinge le persone all’incontro e alla solidarietà, quanto piuttosto il desiderio di contatti anche provvisori, il piacere dell’intimità istantanea, la propensione a stare individualisticamente insieme.
Nelle società avanzate emerge una nuova tipologia di conflitti: tra chi è riconosciuto nel suo personale progetto di vita e chi non lo è, tra chi è “qualcuno”, oppure è “nessuno” sulla scena sociale. Nella società planetaria, che si va formando attraverso saperi e pratiche multiculturali, non si reclama soltanto il valore dell’eguaglianza ma anche il riconoscimento delle diversità. Donare la cittadinanza diventa più impegnativo: richiede una governance democratica, in un’economia plurale ma anche sociale e solidale.
 
Il principio ispiratore della reciprocità sviluppa l’attitudine di vedere riconosciuto, insieme ai diritti di cittadinanza, anche il proprio personale apporto alla collettività. Non si tratta quindi di rincorrere l'obiettivo di una parità materiale impossibile, ma di avere a disposizione una gamma sufficiente di opportunità, appropriate alle diverse capacità.
Le comunità fioriscono, dove si è capaci di cooperare. La collaborazione rende più agevole portare a compimento i progetti. La condivisione può sopperire a eventuali mancanze individuali. Grazie ai moderni sistemi abbiamo vie di contatto più potenti, ma minore capacità di comunicare. I due principi tradizionali della vita sociale, la sussidiarietà e la solidarietà, vanno ancor più riportati alla loro interdipendenza: “Quello che cerchi per te, cercalo per tutti (la solidarietà)”. “Quello che puoi fare tu, non aspettarlo dagli altri (la sussidiarietà)”. La sussidiarietà dice: “La società ha bisogno di ognuno”, la solidarietà risponde: “Ognuno ha bisogno della società”.
    Più aumenta l’inconsistenza dei legami e la fiducia si riduce, più si perdono le abilità tecniche della collaborazione, necessarie al funzionamento di una società complessa. Le imprese investono mediamente ancora troppo poco nella cura delle relazioni. Il solo contratto non è in grado di sostenere la delicata funzione della solidarietà sociale. Il contratto deve fare riferimento a un patto di cittadinanza. La sussidiarietà assume così un nuovo ruolo. Non solo: “Non faccia la politica ciò che può fare il cittadino”, ma anche: “Ciò che si può risolvere con la fiducia, non l’imponga il contratto”. Se si favorisce il senso di appartenenza, i cittadini sono disposti a fare sforzi anche notevoli se ne vedono i benefici per tutti. Il contratto si basa spesso su un pregiudizio di sfiducia e pessimismo antropologico.







Questa scheda  è stata redatta da: Domenico Cravero   in data  10/11/2018